martedì 18 novembre 2008

CASA MILA'.. 5 giorni a Barcellona!

La Casa Milà, detta La Pedrera (dal catalano Pedrera = cava di pietra), fu costruita tra il 1906 e il 1912 da Antoni Gaudí a Barcellona, in Spagna, al numero 92 del celebre Passeig de Gràcia, nella zona barcellonese dell' Ensanche (in catalano, Eixample), su incarico di Roser Segimon y Pere Milà per il suo imminente matrimonio. Attualmente è di proprietà della Caixa Catalunya, una cassa di risparmio catalana e dal 1984 è stata dichiarata dall'Unesco Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
L'edificio è composto da 6 piani, su ognuno dei quali ci sono 8 appartamenti; sono inoltre presenti 2 cortili interni, che garantiscono elevata luminosità a tutti gli appartamenti. La facciata esterna dell'edificio è rivestita di pietra grezza proveniente dal massiccio di El Garraf e di Vilafranca del Penedès; fu proprio questa particolarità che le avvalse l'appellativo de La Pedrera.
Gaudí progettò l'abitazione mantenendo fede all'indirizzo del modernismo, esaltando appieno il suo spirito innovatore. A livello architettonico scelse come elemento fondante la linea curva, chiaramente zoomorfa e richiamante l'immagine delle onde del mare, che trionfa in svariati motivi presenti nella struttura (facciata, interni, mobili). L'intero edificio è quindi privo di linee rette, perfino le piante degli appartamenti e dei cortili interni seguono un disegno curvilineo.
A livello tecnico egli decise fra i primi di utilizzare il cemento armato come elemento base, sul quale poi sovrapporre i materiali di copertura, come azulejos frammentati e la pietra viva. Altro materiale fondamentale per Casa Milà è sicuramente il ferro battuto, utilizzato nelle porte, nei balconi, nel cancello di ingresso e nella struttura stessa dell'abitazione.Altra importante innovazione tecnica fu l'utilizzo del vetro armato che costituisce la pavimentazione trasparente di diversi balconi presenti nella struttura.
Grazie al cemento armato poté permettersi di creare dei corpi fortemente aggettanti che stupirono i contemporanei per l'assenza di piloni atti a reggerli. Anche le pareti interne degli appartamenti sono semplici muri divisori in quanto sono totalmente assenti i muri portanti.Sul soffitto piano, dissimulò i comignoli con splendide sculture dall'aspetto surreale e fantastico.

Attualmente è possibile visitare l'androne, il tetto e un appartamento arredato con mobili d'epoca, in parte progettati dallo stesso Gaudí.
Nel sottotetto è allestito un interessante museo sulle tecniche costruttive di Antoni Gaudí, alcuni degli appartamenti presenti nell'architettura sono di proprietà privata e sono attualmente abitati.
Nel seminterrato invece sono presenti dei negozi e delle strutture di ricezione turistica.

Indirizzo : C. Provença, 261-265, Barcellona
Orario di apertura: tutti i giorni dalle 10h00 alle 19h30
Prezzi : adulti €8.00; allievi €4.50 & anziani (da Unione Europea); gratis fino a 12 anni
Telefono : 93 484 59 00

lunedì 10 novembre 2008

Il Favoloso Mondo Di Amélie..



"L'angoscia del tempo che passa ci fa parlare del tempo che fa"
(dal film)

Il favoloso mondo di Amélie è un film commedia-romantico di produzione franco-tedesca scritto e diretto da Jean-Pierre Jeunet ed interpretato da Audrey Tautou e Mathieu Kassovitz. Il film venne distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 25 giugno 2001 e arrivò in quelle italiane il 25 gennaio dell'anno successivo.
A Parigi la giovane Amélie (Audrey Tautou) lavora come cameriera in un caffè di Montmartre, il cafè des Deux Moulins, e vede la propria vita trascorrere serena, tra una visita all'anziano padre e alcuni piacevoli passatempi (la Crème brûlée, far rimbalzare i sassi sul fiume, ecc.) che sostituiscono la mancanza di un fidanzato di cui Amélie fondamentalmente non sente bisogno. Il giorno della morte della principessa Diana Spencer ritrova per caso una scatoletta dietro una piastrella di un muro del suo appartamento. Con grande stupore la apre e vede che contiene dei piccoli ricordi e giocattoli, quindi molto probabilmente si tratta di una scatoletta nascosta decenni prima da un bambino che abitava nel suo appartamento.
Amélie cerca di informarsi presso tutte le persone del vicinato per cercare di scoprire a chi apparteneva la scatola, e dopo lunghe ricerche riesce ad ottenere il nome che le serve: Dominique Bredotou. Amélie rintraccia gli abitanti di Parigi che portano questo nome, ma non riesce a trovare il possessore della scatoletta; quando decide di rinunciare interviene in suo soccorso L'uomo di vetro. L'uomo di vetro è un vicino di casa di Amélie, di professione fa il pittore e si autoattribuisce questo soprannome in quanto per via di una malattia le sue ossa tendono a frantumarsi con una facilità anormale, per questo non esce quasi mai di casa e tutto nella sua casa è imbottito per evitare urti. L'uomo di vetro indirizza Amélie dalla persona giusta, in quanto l'uomo che cerca non è Dominique Bredotou bensì Dominique Bretodou.
Amélie riesce con uno stratagemma a riconsegnare la scatoletta all'uomo senza farsi scoprire, rincontra per caso Dominique in un bar che le racconta cosa gli è accaduto, le racconta inoltre di avere una figlia con cui non parla da anni e un nipote che non ha mai visto, e che dopo gli avvenimenti di oggi si sente talmente felice da provare a ricucire i rapporti. Amélie rimane talmente colpita dalla reazione di gioia che Bretodou ha avuto nel ritrovare la scatoletta della sua infanzia da decidere, dopo una notte insonne, di dedicare il suo tempo a "rimettere a posto le cose" che non vanno nelle vite di chi le sta vicino.
Ad una donna che ha perso il marito in guerra riesce a scrivere una lettera utilizzando pezzi di vecchie lettere scritte dal marito "rimontate" in un collage in modo da sembrare una lettera originale andata perduta per anni, dando l'illusione all'anziana signora che prima di morire il marito abbia disperatamente cercato di mettersi in contatto con lei.
Organizza dei pesanti scherzi ad un crudele fruttivendolo che tormenta costantemente il suo garzone, che grazie ad Amélie riuscirà a farsi apprezzare dai clienti.
Riesce a far innamorare una sua collega rassegnata ad una vita da single e un geloso e ossessivo frequentatore del bar.
Nel frattempo ritrova un album di fototessere di proprietà di Nino (Mathieu Kassovitz
), un commesso di un sexy shop che ha l'hobby di collezionare fototessere buttate per terra dai rispettivi proprietari...

..E' arrivato il momento di guardare il film..


Titolo originale: Le fabuleux destin d'Amélie Poulain-Lingua originale:francese
Paese:Francia/Germania-Anno:2001
Durata:120 min-Colore:colore-Audio:sonoro
Musiche: Yann Tiersen, Le Fabuleux destine d'Amélie Poulain-2001
Genere:commedia, drammatico, romantico
Regia:Jean-Pierre Jeunet

domenica 9 novembre 2008

LA CORNICE E LO SPECCHIO.. Katharina Grosse

La Palazzina dei Giardini come non si era mai vista: trionfo del colore, della sua energia e della sua potenza, in un contenitore architettonico che risulta completamente nuovo, trasformato per mano d’artista in dipinto tridimensionale.Un teatro astratto della sperimentazione, dove ogni dettaglio è trasfigurato dal gesto pittorico.Come nella tradizione della Galleria Civica di Modena anche Katharina Grosse dopo Ugo Rondinone, Yayoi Kusama, Adrian Paci, Katharina Fritsch ed Heimo Zobernig, allestisce qui la sua prima personale in un museo pubblico italiano.
Dalle tele di grandi dimensioni, agli oggetti, come pietre e palloncini, al terriccio, alle pareti, ai soffitti e ai pavimenti: nuovi e vecchi supporti pittorici per Katharina Grosse, di origine tedesca, fra le pittrici dell’ultima generazione che ha ottenuto maggiori riconoscimenti a livello internazionale.Dopo un intenso e lungo lavoro avviato all'inizio di agosto e operato ad hoc dalla Grosse all’interno dell’antica serra ducale, sarà inaugurata venerdì 19 settembre alle 18,00 alla Palazzina dei Giardini in corso Canalgrande a Modena la mostra Un altro uomo che ha fatto sgocciolare il suo pennello. Un titolo ironico che allude sia a una tecnica e a un movimento pittorico specifico, il dripping, i cui protagonisti comprendono nomi noti che vanno da Max Ernst a Jackson Pollock, sia alla pittura come una pratica per lungo tempo di predominanza maschile.
Organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, la mostra è a cura di Milovan Farronato con Angela Vettese e si accompagna alle iniziative del festivalfilosofia, in programma a Modena dal 19 al 21 settembre 2008, dedicato quest’anno al tema della Fantasia. La rassegna è stata realizzata in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand.
A Modena saranno presentate tele di grandi dimensioni e una serie di pitture in volume su oggetti diversi, sassi, palloncini, terriccio.Interessata principalmente al "come" della pittura - e cioè al gesto liberato dal limite circoscritto della tela - Grosse compie gesti pittorici senza interruzioni: lavora con un compressore con cui, idealmente, può fare pennellate senza fine, evitando di utilizzare la tela come unico supporto. Costantemente alla ricerca di nuovi materiali, sperimenta così la resa e la potenza del colore e ottiene un’immagine che risulta continuamente in movimento.
All'interno della Palazzina dei Giardini una serie di tele, già dipinte, verranno collocate e lì ridipinte con un nuovo intervento. La pittura continuerà sul muro, sul pavimento, sullo spazio circostante. Poi l’artista staccherà la tela sulla quale ha lavorato e la trasferirà in un altro spazio, lasciando una traccia in negativo del lavoro che in positivo sarà allestito in un’altra sala.Il visitatore, all’interno di un mondo astratto e completamente dipinto, si farà guidare dalle suggestioni cromatiche che troverà nel corso della visita, percorrendo lo spazio espositivo come un continuum: le immagini si rincorreranno lungo le sale della Palazzina così che ciascuno, più che vedere quello che avrà davanti in quel momento, si ricorderà di quello che ha appena visto.
“Katharina Grosse - scrive Milovan Farronato - è un’artista che si appropria dello spazio espositivo, talvolta sottolineandone e altre volte trascendendone la struttura architettonica. La sua è una pittura esplosa che contempla espressioni in volume, che diventa ambiente composito, le cui logiche sono definite in base ai rapporti di scala, a incontri/scontri tra pieni e vuoti, tracce in negativo e in positivo, ma mai lasciate al caso. E' un gesto pittorico emancipato, espressione di una continua sperimentazione in atelier di un costante rendez-vous con il proprio mezzo espressivo”.
Ogni lavoro di Katharina Grosse è site specific e contiene sia un collegamento con quello precedente, che un elemento di anticipazione di quello successivo.“La sua produzione – scrive sempre Farronato – può essere intesa come una saga all’interno della quale ogni tappa è progetto e risultato…E’ come se l’artista inseguisse costantemente il suo lavoro e questo fosse sempre alle sue spalle”.
La mostra, che resterà allestita fino al prossimo 6 gennaio, sarà accompagnata da un catalogo con un ricco repertorio di immagini delle installazioni presentate, e testi critici del curatore Milovan Farronato e della direttrice della Galleria Civica di Modena, Angela Vettese.
Katharina Grosse, Freiburg 1961, vive e lavora tra Düsseldorf e Berlino. Professoressa al Kunsthochschule di Berlino ha esposto nel corso della sua carriera in numerose mostre personali e collettive in Europa e nel mondo.


http://www.galleriacivicadimodena.it/
Galleria Civica di Modena, c.so Canalgrande 103, Modena
tel. +39 059 2032911/2032940 - fax +39 059 2032932
Orari : da martedì a venerdì 10,30-13,00; 15,00-18,00
sabato, domenica e festivi 10,30-18,00
lunedì chiuso
Ingresso: gratuito
ps. ci devo troppo tornare perche non ho visto le palle e l'opera con il terriccio.. ecco!!

sabato 8 novembre 2008

TATE.. in LonDoN!


La Tate Modern è la galleria nazionale di arte moderna internazionale della Gran Bretagna. Ospitata in una centrale elettrica in disuso nel cuore di Londra, la Tate Modern è stata creata nel 2000 e da allora è diventata rinomata in tutto il mondo come centro di arte moderna internazionale.
Per arte moderna si intende l’arte creata a partire dal 1900, e la Tate Modern include le opere d’arte moderne britanniche che contribuiscono alla storia dell’arte moderna, quindi alla Tate Modern e alla Tate Britain troverai i più grandi artisti britannici moderni.
La collezione della Tate Modern include i maggiori movimenti artistici moderni, dal Fauvismo in poi. Include opere di Picasso, Matisse, Dali, Ernst e Mirò. Ospita opere di Pollock, Naum Gabo e Giacometti, e nella Tate Rothko Room trovano posto anche i murali Seagram di Rothko.
È presente anche la Pop Art, con opere di Lichtenstein e Warhol, così come il Minimalismo e l’Arte concettuale.
L’ingresso alla Tate Modern, come in tutti gli altri musei londinesi, è gratis.

http://www.tate.org.uk/modern/
Tel.: 020 7887 8008
Orari di apertura: Domenica – giovedì: 10:00 – 18:00
venerdì e sabato: 10:00-22:00
ultimo ingresso alle mostre 17:15 (venerdì e sabato 21:15)
Chiusa: 24, 25 e 26 dicembre
Questa attrazione è accessibile ed è dotata di strutture per le sedie a rotelle

venerdì 7 novembre 2008

LE 1O4 CENTQUATRE

Volere è potere è un aforisma che calza a pennello per definire Bertrand Delanoë, dinamico sindaco socialista di Parigi, in carica da qualche anno, che, da sempre sensibile all’arte e ai giovani, ha cercato di portare una ventata di nuovo nella gestione economico-politica di una città non sempre facile. Sua è l’idea di Paris-plage, sua la convinzione di trasformare il XIX arrondissement, uno degli ultimi quartieri popolari della capitale, in un cuore pulsante di arte, cultura e musica contemporanea.
Dopo la Villette e il suo ampliamento, la maison de l’architecture, gli spazi per i giovani, senza dimenticare gli spazi verdi, è stato inaugurato, sabato scorso, il 104, un giocattolino da 100milioni di euro, per riconvertire i vecchi edifici delle pompe funebri municipali
era uno di quegli indirizzi che non si pronunciano volentieri, a Parigi. Lì, in un grande edificio chiamato amichevolmente la Fabbrica della morte, si svolgevano i servizi funebri di tutta la capitale francese: un microcosmo dedicato all’estremo saluto in cui convivevano falegnami, carrozze, cavalli, acconciatori, sarti e, inevitabilmente, carri funebri. E così è stato per oltre 100 anni, fin dal 1905.
Da sabato 11 ottobre 2008 invece “i
l 104”, nome che ribadisce ancora una volta l’irrinunciabile piacere che hanno i francesi di abbreviare e creare nomi e vocaboli orecchiabili ed efficaci, diventerà uno dei centri di produzione artistica della città di Parigi. Si presenta come uno spazio unico al mondo di 39 mila metri quadrati a disposizione della creazione e della produzione artistica: la cultura non è così riservata solo agli appassionati o agli esperti ma anche ai passanti e ai curiosi che possono esplorare liberamente il centro. Trenta progetti verranno sviluppati ogni anno, contando sul coinvolgimento di circa 200 artisti. Il 104 accoglierà anche agli artisti in erba del 18° e 19° arrondissement, che potranno contare su spazi e atelier per esporre le proprie opere.
Nella riadattazione attuale, durata due anni, gli archietti Jacques Pajot e Marc Iseppi hanno mantenuto integro l’aspetto del grande complesso industriale, composto da edifici in mattoni e pietra, sovrastati da una gigantesca vetrata, adattandoli alle necessità ed esigenze di un fruitore del XXI secolo. L’imponente complesso di 39.000mq comprende, tra l’altro, sedici ateliers assegnati per concorso e per un tempo determinato (al massimo un anno) a giovani artisti; non solo francesi, che potranno qui risiedere e svolgere la propria attività di ricerca con l’obbligo di aprire i luoghi al pubblico e di organizzare degli incontri. Altri spazi: Halle Aubervilliers/Neuf Curial/Giardino/Scuderie/sale da 200 e 400 posti, sono concepiti, grazie al concetto modulare, per essere affittati ed ospitare seminari, fiere, esposizioni, serate di gala, cocktails, ecc.
Inoltre una serie di servizi come la Maison des petits, uno spazio riservato ai piccoli da 0 a 5 anni, un vero e proprio luogo d’incontro, ricreazione e creatività per l’arte e il gioco; Le Cinq, uno spazio di più di 5000mq per le pratiche artistiche amatoriali; la Pépinière, uno pazio per le giovani imprese, senza dimenticare il ristorante, il caffé, i negozi e la libreria, sono rivolti prevalentemente, ma non esclusivamente, al pubblico di quartiere.

Il 104 (104,rue d’Aubervilliers e 5, rue Curial – 75019 Parigi)
aperto tutti i giorni dalle 11.00 alle 20.00
il venerdi’ e sabato fino alle 22.00

lunedì 3 novembre 2008

Ready- made

Il termine ready-made (traducibile come "instantaneo", "detto-fatto"...) è utilizzato per descrivere un'opera d'arte ottenuta da oggetti per lo più appartenenti alla realtà quotidiana, lontani dal sentimentalismo e dall'affezione, che possono essere modificati (in questo caso si parla di ready-made rettificato) o meno.
L'inventore del ready-made fu il dadaista Marcel Duchamp nei primi decenni del Novecento ed ancora oggi è una pratica molto usata (nelle sue varie evoluzioni) nell'arte contemporanea.
Il ready-made dunque è un comune manufatto di uso quotidiano (un attaccapanni, uno scolabottiglie, un orinatoio, ecc.) che assurge ad opera d'arte una volta prelevato dall'artista e posto così com'è in una situazione diversa da quella di utilizzo, che gli sarebbe propria (in questo caso un museo o una galleria d'arte). Il valore aggiunto dell'artista è l'operazione di scelta, o anche di individuazione casuale dell'oggetto, di acquisizione e di isolamento dell'oggetto.
Ciò che a quel punto rende l'oggetto comune e triviale (si pensi alla latrina capovolta che Duchamp intitolerà "Fontana") un'opera d'arte, è il riconoscimento da parte del pubblico del ruolo dell'artista. L'idea di conferire dignità ad oggetti comuni fu inizialmente un forte colpo nei confronti della distinzione tradizionale, comunemente accettata e radicata, tra ciò che poteva definirsi arte e ciò che non lo era. Nonostante ai nostri tempi questa pratica sia ampiamente accettata dalla comunità artistica, continua a destare l'ostilità dei media e del pubblico.